Scoprendo Roma con gli occhi di Tosca
Roma, la Città Eterna. Eterna come il suo fascino che, grazie ai millenni di storia che racchiude nelle sue vie e nei suoi palazzi, continua a conquistare visitatori di tutto il mondo.
Inevitabile che Roma sia fonte d'ispirazione per tanti: studiosi, artisti, viaggiatori, musicisti, compositori. In questo elenco c'è anche Giacomo Puccini che qui ha ambientato una delle sue Opere più amate e famose: la Tosca.
La Roma di Tosca
Tosca è la protagonista di storia d’amore e di morte sullo sfondo della Roma del 1800 quando, conclusa la sfortunata avventura della Repubblica Romana, lo Stato Pontificio impone la sua restaurazione. I luoghi in cui Puccini ha ambientato l’opera diventano tragici scenari di gelosia, amore, potere e grandi ideali.
Le tappe di questo viaggio particolare, sulle orme di questo personaggio iconico, sono tre come gli atti di questo capolavoro e ci permettono di esplorare la città da un punto di vista unico.
Atto I: Sant'Andrea della Valle
L’atto primo ha come sfondo la Basilica di Sant’Andrea della Valle. La chiesa prende il nome dal Palazzo della Valle, che sorge lì accanto. La costruzione fu iniziata a fine Cinquecento dagli architetti Della Porta, Grimaldi e Maderno, ma la facciata gotica fu aggiunta in seguito, nella seconda metà del 1600. Al suo interno spicca la Cappella Barberini, una delle tre cappelle nella basilica, alla quale sembra che Puccini si sia ispirato.
Qui il pittore Cavaradossi, mentre sta dipingendo un quadro sulla Madonna, incontra Cesare Angelotti, ex console della Repubblica Romana, fuggito da Castel Sant’Angelo, dov’era tenuto prigioniero. Sempre nello stesso luogo si incontrano poco dopo anche Tosca, amante dell'artista, e il barone Scarpia, capo della polizia innamorato della stessa Tosca, che provocherà la gelosia della donna per scoprire il luogo segreto dove Cavaradossi tiene nascosto il fuggiasco.
Atto II: Palazzo Farnese
Palazzo Farnese è situato nell'omonima piazza ed è uno dei più bei palazzi del cinquecento romano. Nella finzione pucciniana, qui risiede Scarpia; qui Cavaradossi viene torturato e poi condannato a morte; qui Tosca per salvarlo è disposta a qualsiasi cosa, anche a concedersi al suo antagonista in cambio della grazia e del salvacondotto per i due amanti; qui Tosca, nel momento in cui Scarpia si avventa su di lei, con un coltello lo pugnala a morte.
Nella realtà, il Palazzo, di proprietà dello Stato Italiano, ancora oggi è sede dell’Ambasciata Francese dopo la concessione avvenuta nel 1936. Iniziato nel 1517 da Antonio da Sangallo, su commissione del cardinale Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III, alla sua morte i lavori vennero proseguiti prima da Michelangelo, poi dal Vignola (che disegnò la facciata posteriore), e infine da Giacomo Della Porta che concluse i lavori nel 1589.
Atto III: Castel Sant'Angelo
L'ultimo atto della tragedia ci porta nella maestosa struttura di Castel Sant'Angelo, luogo ideale per ripercorrere i numerosi passaggi della storia della città: nato come sepolcro voluto dall'imperatore Adriano in un'area allora periferica dell'antica Roma, assolve questa sua funzione originaria fino al 403 d.C..
A partire dal V secolo fu una fortezza oltre il Tevere a difesa di Roma, dalla prima metà del X secolo fu utilizzato come prigione, funzione che conserverà fino al 1901. Verso la fine del XIII secolo papa Niccolò III decise di trasferirvi parte della sede apostolica, ritenendolo una struttura molto sicura. Nei secoli successivi furono costruite al suo interno le stanze papali, all’esterno fu dotato di ulteriori fortificazioni, soprattutto sotto il papato di Alessandro VI, tanto che nel 1527 il castello resistette al Sacco di Roma dei Lanzichenecchi. Nell’Ottocento venne utilizzato come carcere politico, ma dai primi del Novecento è diventato un museo, funzione che conserva ancora oggi.
Ma torniamo a farci trasportare dalle note della struggente aria “E lucevan le stelle“ per trovare proprio nella fortezza Cavaradossi all'alba, ad attendere l’ora in cui verrà giustiziato. Tosca entra in scena all’improvviso e comunica all’amato che finalmente sono salvi: gli mostrerà il salvacondotto e lo informerà della fucilazione simulata, pattuita con Scarpia prima della sua morte. Ma, come è noto a molti, il finale andrà diversamente: Cavaradossi verrà veramente fucilato e Tosca, sconvolta e inseguita dalle guardie che hanno scoperto l’assassinio di Scarpia, sale sul parapetto e gridando “O Scarpia, avanti a Dio!”, si getta dal bastione.
Dalla realtà alla finzione
Cala così il sipario sulla tragica vicenda di Tosca. Al viaggiatore rimane negli occhi la bellezza che solo Roma sa regalare.
Cosa manca per rendere ancora più completo il nostro viaggio? Un ultima tappa: spostiamoci al Teatro dell'Opera o alle Terme di Caracalla. Il sipario si alza. Sono le note di Puccini a risuonare e a riportarci, ancora una volta, nel tragico mondo della sua Tosca.